Quel 16 Giugno del 1944

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E’ il primo pomeriggio del 16 giugno 1944 e sono appena terminate le lezioni all’ANCIFAP di Sestri Ponente.
Uno dei ragazzi, che abita a Bolzaneto, è appena uscito dalla scuola e cerca di raggiungere un tram fermo a poca distanza, ma si accorge immediatamente di una situazione di pericolo: i Soldati Tedeschi stanno bloccando le strade e le possibili uscite alla fabbrica San Giorgio di Sestri, rastrellando gli operai di quell’ azienda per destinarli al lavoro forzato nei campi di concentramento tedeschi.

Il ragazzo intravede una sola possibile via di fuga: cercare di salire sul tram fermo, la cui coda è però pericolosamente vicina ai Soldati Tedeschi.

Sale, allora, velocemente dalla porta anteriore, ma qui riceve una doccia fredda :
“ Scendi! E risali dalla porta posteriore!” gli grida in faccia il conducente del tram.
“Ma… non è possible… se scendo I tedeschi mi catturano!” replica il ragazzo
“Non è un problema mio! il regolamento dice chiaramente che si sale dalla porta posteriore”, replica inflessibile  il conducente.
Sono attimi di panico e di tensione su quel tram, quando, improvvisamente, accade l’imprevisto.
Ecco che si materializza la figura di un uomo in divisa,  non si sa se era già presente sul tram o se era appena salito … e chi ha raccontato la storia non ricorda se fosse un vigile, un metronotte o altro. L’uomo in divisa si avvicina al conducente, estrae la pistola e gli intima di partire immediatamente se gli era cara la vita.
Il tram partì e il ragazzo fu salvo, anche se alle sue spalle rimanevano prigionieri dei nazisti 1488 lavoratori.
Gli operai fatti prigionieri vengono portati con camion e autobus allo snodo ferroviario di Campasso e da li caricati su carri merci per il viaggio verso Mauthausen.

Saranno 43 i vagoni adibiti al trasporto di questi uomini.

Nel frattempo, si è diffusa la voce e molte donne genovesi si riversano sulla linea ferroviaria nel tentativo di fermare quella deportazione, ma vengono respinte con brutalità dalla canaglia tedesca.

Così a loro resta il compito di raccogliere I messaggi fatti scivolare fuori dai prigionieri con i  dati di ognuno, affinché diventi possibile avvertire I famigliari sulla loro sorte.

Anche a Bolzaneto è giunta la notizia dei treni carichi di operai e una madre, che sta proprio di fronte alla stazione, ha il forte timore che pure suo figlio sia su uno dei 43 vagoni. Mette insieme un po’ di capi di vestiario, qualcosa da mangiare e si precipita verso i vagoni che stanno per transitare.

Il ragazzo che a Sestri era riuscito a prendere il tram, sfuggendo per miracolo alla cattura, nel frattempo è sceso dal mezzo e velocemente si incammina verso casa quando, guardando la ferrovia vede sua madre che lo sta cercando sui vagoni.
La chiama, si vedono!
La madre comprende che il figlio è salvo e in quel momento diventa la madre di tutti quelli che sono sui vagoni, distribuendo loro quello che ha, sapendo che dovranno affrontare un lungo e terribile viaggio da cui molti non faranno ritorno.

Il racconto è reale e frutto della memoria della mia famiglia: il ragazzo era mio padre e mia nonna la madre in attesa.

Anche se apparentemente è una storia semplice, senza eroi, ci lascia, in realtà, un grande insegnamento attraverso i momenti e i protagonisti che la caratterizzano:

1) la scelta : sul tram in cui mio padre salì per sfuggire al rastrellamento, le due figure principali sono il conducente e l’uomo armato. Nel conducente si delinea una figura che incarna la filosofia del “tirare a campare e farsi I fatti propri”, del non compiere scelte appellandosi ai regolamenti fatti da altri, configurando pienamente la complicità morale ed etica al fascismo e a tutto quello che significò.
L’uomo in divisa armato invece è l’esempio della scelta. Sono coloro che non hanno esitato a compiere una scelta di campo, anche a costo della propria vita. Sono coloro che hanno restituito dignità a tutti gli italiani. Sono coloro che o sui monti o nelle città, nelle fabbriche organizzarono e praticarono la Resistenza al nazifascismo.
2) Le donne: le donne sono fondamentali in questa vicenda, come in tutta la storia della Resistenza . Pronte a mettersi in gioco nel cercare di bloccare I treni, saranno sempre un supporto incrollabile per gli uomini che avevano fatto la scelta della Resistenza.

3) Mia nonna infine, che con la morte nel cuore cercava suo figlio sui carri e improvvisamente lo vede arrivare libero e incolume. Compie pure lei una scelta, non sono tempi buoni, I vestiti costano il lavoro è precario e sempre più spesso bisogna ricorrere alla borsa nera per generi di prima necessità. Comprende che su quei vagoni sono tutti figli suoi, e per loro il futuro sarà incerto. Dona tutto quello che ha tra le mani a quei poveri disgraziati che sono in viaggio.

Ci insegna la solidarietà. La stessa solidarietà dei contadini nei confronti dei partigiani o di coloro che diedero protezione agli ebrei dopo la promulgazione delle leggi razziali. Senza la solidarietà la Resistenza non si sa quanto sarebbe durata e la vittoria non sarebbe stata scontata.

Il racconto è dedicato a quei 1488 lavoratori che pagarono con la deportazione il prezzo delle rivendicazioni sindacali che nel 1943/44 rappresentarono la Resistenza dei lavoratori genovesi al nazifascismo. Senza quel tipo di Resistenza di massa e popolare non sarebbe stato possibile raggiungere la vittoria finale nell’aprile del 1945, vittoria che trovò, grazie ai lavoratori che le avevano protette dalle razzie tedesche, le fabbriche operative e pronte a continuare a produrre e dare occupazione.
Loris

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